Adagiata alle falde del crinale fra Gelbison e Cervati, circondata da castagneti secolari, sovrastata da un maestoso faggeto ed affacciata sul mare di Elea, Cannalonga gode di una posizione geografica straordinaria in pieno Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. L’attuale centro abitato sorse sulle rive del Mennoia, fiume le cui sponde erano rivestite da lunghi filari di canne, donde probabilmente il toponimo, che dà un ulteriore indizio sull’epoca dell’insediamento, giacché è nell’età tardo-romana che i villaggi prendono il toponimo dalle specie arboree di alcune piante.
Impianto originario del palazzo: maestranze sei-settecentesche locali. Successivi ampliamenti e decorazioni con influssi e caratteri tipici dell’architettura tardo barocca e Rococò provinciale. L’attuale struttura risale anche agli ampliamenti ottocenteschi.
Ambito storico-tipologico
Confronto con le tecniche e le tessiture murarie, di difesa e strutturali con altri palazzi gentilizi di impianto seicentesco con torri angolari e con giardino murato, ampliati successivamente nel nel Settecento e nell’Ottocento, dell’area cilentana e del Vallo di Diano.Il palazzo Torrusio sorge nel centro antico di Cannalonga, a pochi passi dalla centrale Piazza del Popolo, lungo la via Capo e la via Varco.
Il borgo è tagliato in due dal Torrente Mennonia, nel quale pare, in passato, vi fosse una forte presenza di canne. Secondo alcune fonti, questo tipo di vegetazione, ha dato origine al nome del paese. Centro agricolo dalle origini antichissime, a 550 mt di altitudine, situato alle falde del Monte Gelbison, noto come Monte Sacro, ed attraversato dal torrente Badolato.
Il paese è posto in posizione strategicamente ottimale, favorito da un buon clima, in quanto protetto anche dal Monte Falascuso dai venti freddi dell’est.
Il paesaggio è molto bello: vaste radure di macchia mediterranea e poi, salendo in quota, i secolari castagneti, le grandi faggete, le sorgenti ed i laghi Carmine e Nocellito.
Notizie storiche sul paese e sui suoi feudatari.
Edificata intorno all’anno Mille, probabilmente dagli abitanti di Civitella, Tolve (oggi Cannalonga) deve il suo originario nome all’ulva (terra ulvae), la pianta palustre che evidentemente coesisteva ai canneti cui fa riferimento l’attuale toponimo. Il paese appartenne a Novi fino al 1452 quando Giovanni Antonio Marzano, signore di Novi, donò il casale ad Antonio Martirano. In seguito il feudo passò ai duchi di Monteleone, divenuti signori di Novi.
Nel 1572 il feudo di Cannalonga fu acquistato da Giovan Battista Farao di Cuccaro. Questa famiglia lo tenne in signoria fino alla morte di Scipione Farao, che lo donò a Vincenzo Macedonio, barone di Cannalonga. Nel 1680 la terra di Cannalonga andò in dote al nobile di origine spagnola Don Toribio Alfonso Mongrovejo, parente del più famoso Toribio, arcivescovo di Lima e primate del Perú che, morto nel 1680, fu santificato e divenne il Patrono del paese. I Mongrovejo conservarono il feudo fino all’eversione del feudalesimo.
Cannalonga assunse grande importanza intorno al 1450, in quanto sede di un grande mercato settembrino (la Fiera di Santa Lucia, che si tiene tuttora) e del Banco della Giustizia che, dal1546, ebbe giurisdizione su gran parte del Cilento montano.
Monumenti