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Dieta Mediterranea

La dieta mediterranea affonda le sue origini nella storia del nostro paese, pervenutaci  dalla tradizione alimentare dei contadini meridionali è stata poi codificata da uno studioso americano di nome Ancel Keys.

Nel 1944, il noto fisiologo americano, affascinato dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento, decise di approfondire i suoi studi trasferendosi in un piccolo paese chiamato Pollica al fine di individuare eventuali rapporti tra l’alimentazione meridionale e le malattie moderne. Il lavoro di Keys permise di rilevare che la bassa incidenza di malattie cardiovascolari fosse dovuta alle abitudini alimentari adottate da queste popolazioni. La suddetta dieta , intesa come stile di vita, si basava sul consumo di amidi (pane e pasta), cibi vegetali (frutta, cereali, ortaggi di stagione, legumi) , olio di oliva e qualche variazione verso pesce e carne. Ancora oggi, l’alimentazione consumata sulle nostre tavole ricalca gli usi alimentari del mezzogiorno di un tempo.Sulla base di studi e ricerche condotti nel corso degli anni, il 13 marzo 2010 è stata firmata la “Dichiarazione di Chefchaouen” a sostegno della candidatura della Dieta Mediterranea a patrimonio culturale immateriale  dell’umanità da parte delle quattro comunità emblematiche: Cilento (Italia), Koron (Grecia), Sorìa (Spagna) e Chefchaouen (Marocco).
Il Comitato intergovernativo dell’UNESCO ha ufficialmente sancito il 16 novembre 2010, a Nairobi, l’inserimento della Dieta Mediterranea nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità fornendo l’ opportunità di attivare un programma di azioni volte a tutelare e valorizzare questo tesoro. La dieta mediterranea, oltre ad incidere favorevolmente sul nostro organismo, ha una ricaduta economicamente vantaggiosa sul turismo naturalistico ed enogastronomico del territorio.

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