Perché in alcune aree sono vietati gli ancoraggi e l’uso di lenze?
L’Area Marina Protetta è suddivisa in zone a diverso grado di tutela ( A – B – C ), nelle quali l’attività umana è regolata da divieti e permessi per assicurare al meglio le esigenze di conservazione dell’ambiente naturale con l’uso sostenibile delle risorse offerte dal territorio.
Sia le biocostruzioni carbonatiche sia le praterie sottomarine svolgono un ruolo molto rilevante per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta ed è quindi importante evitarne il danneggiamento, con ancoraggi ed uso eccessivo di lenze. Le biocostruzioni carbonatiche, inoltre, sono tra le principali “trappole” marine di anidride carbonica e gas serra che stanno provocando il surriscaldamento del pianeta; mentre le praterie sottomarine, oltre a produrre grandi quantità di ossigeno, in parte ceduto all’atmosfera, con le loro radici imbrigliano i sedimenti, contrastando l’erosione dei litorali.
Proprio per conservare questo straordinario patrimonio di biodiversità, l‘Area Marina Protetta è suddivisa in tre diverse zone, ognuna sottoposta a un diverso regime di tutela ambientale e di conservazione.
La Zona A, la riserva integrale, è la più tutelata e la balneazione è vietata.
La Zona B, invece, la riserva generale, consente la balneazione e la navigazione, a patto che la velocità non superi i 5 nodi. La Sottozona B1, una zona limitata situata nei pressi della pineta di Licosa, è un luogo di straordinaria bellezza.
Infine, la Zona C, riserva parziale, presenta limitazioni circoscritte.