Biodiversità

Il Comitato Consultivo sulle Riserve della Biosfera del Programma MAB dell’UNESCO ha riconosciuto il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni come Riserva Mondiale di Biosfera durante la riunione tenutasi a Parigi tra il 9 ed il 10 giugno del 1997, inserendolo all’unanimità nella prestigiosa rete delle Riserve della Biosfera.

Il Parco comprende 28 Siti di Interesse Comunitario (SIC), istituiti ai sensi della Direttiva Habitat, e 8 Zone di Protezione Speciale, istituite ai sensi della Direttiva Uccelli, tutti ricadenti nella Regione Biogeografica Mediterranea. La Rete Natura 2000 occupa una superficie di 118.316 ha, pari al 65% dell’intero Parco e comprende una grande diversità di ambienti naturali, da quello di alta montagna al collinare, al fluviale e marino, caratterizzati da ecosistemi quasi del tutto intatti che ospitano una flora e una fauna pregevole.

 

cervati

Flora

La complessità geologica e geomorfologica del territorio del Parco assicura una diversità floristica e vegetazionale unica. Numerose specie botaniche endemiche, cioè peculiari di questa determinata area, sono indicatori di questa diversità.

In un tentativo di semplificazione, il territorio può essere suddiviso in tre grandi aree omogenee: il complesso Gelbison-Cervati, i monti Alburni e il Cilento costiero

Ognuna di queste aree è caratterizzata da numerose specie botaniche che la rendono facilmente riconoscibile e singolare. Ad esempio, la famosa Primula di Palinuro (Primula palinuri) e le pinete di pino d’Aleppo (Pinus halepensis) sono simboli del territorio costiero, mentre le ampie faggete (Fagus sylvatica) del complesso Gelbison-Cervati e le leccete miste a macchia mediterranea dei versanti assolati e rocciosi del massiccio degli Alburni sono emblematiche delle rispettive zone.

Sulle spiagge, tra le comunità delle sabbie, è ancora presente il sempre più raro Giglio marino (Pancratium maritimum). Sulle scogliere a diretto contatto con gli spruzzi del mare vivono fitocenosi ad alofite estremamente specializzate e dominate dalla endemica Statice salernitana (Limonium remotispiculum). Sulle frequenti falesie costiere, gli aggruppamenti rupicoli mediterranei sono costellati di preziosi endemiti come la Primula di Palinuro, il Garofano delle rupi (Dianthus rupicola), la Centaurea (Centaurea cineraria), l’Iberide florida (Iberis semperflorens), la Campanula napoletana (Campanula fragilis) ed altre ancora che caratterizzano, con le loro fioriture, un paesaggio costiero di rara bellezza.

Nella fascia mediterraneo-arida, la macchia mediterranea è multiforme e policroma, arricchita qui in due sole località costiere dalla Ginestra del Cilento (Genista cilentina), una specie individuata soltanto nel 1993, dal Carrubo (Ceratonia siliqua), dal Ginepro rosso o fenicio (Juniperus phoenicea), dai lembi di leccete e dai boschetti a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Nell’area costiera, il tessuto dei boschi sempreverdi e della macchia mediterranea è permeato dagli uliveti, giardini quasi naturali che si confondono e si integrano nella calda natura delle coste cilentane.

 

Canis lupus

Alle quote superiori e nell’interno, le Querce, a volte annose e solitarie a guardia degli antichi coltivi, ora in formazioni compatte insieme ad Aceri, Tigli, Olmi, Frassini e Castagni. E più su, i maestosi Faggeti che coprono e proteggono i monti; qui, dove si percepiscono i profumi della montagna, si incontra spesso il raro Acero del Lobel (Acer lobelii). Ancora più in alto, nel regno denso di silenzio delle alte rupi e delle vette dei Monti Alburni, del Cervati, del Motola, del Bulgheria, vivono il rarissimo Crespino dell’Etna (Berberis aetnensis), Sassifraghe endemiche dell’Appennino centro-meridionale (come la Saxifraga paniculata subsp. stabiana, Saxifraga ampullacea e la rara Saxifraga porophylla), l’Aubrieta columnae subsp. columnae, le Centauree di montagna e altre rare specie.

Ma anche la presenza di alcune piante più comuni, diffuse anche altrove e conosciute da tutti, riveste qui notevole importanza fitogeografica come i piccoli boschetti spontanei di Betulla (Betula pendula), l’Abete bianco (Abies alba) ed il Bosso (Buxus sempervirens) e il Platanus orientalis autoctono dei dintorni di Velia.

Inoltre, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ospita numerose specie di orchidee, tra cui la rara orchidea gigante (Himantoglossum robertianum) e la bellissima orchidea farfalla (Phragmipedium), che sono considerate gioielli botanici.

orchidea

Tuttavia, non tutte le piante presenti nel parco sono indigene. Molte specie sono state introdotte nel corso degli anni, sia per scopi ornamentali che per l’agricoltura. Tra queste, la pianta di fico d’India (Opuntia ficus-indica) è diventata un’importante risorsa per l’economia locale, poiché la sua frutta viene utilizzata per produrre marmellate, liquori e dolci.

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, dunque,  è una zona di grande interesse botanico, dove la presenza di numerose specie endemiche e la diversità vegetazionale rendono il paesaggio unico e affascinante. La tutela della flora e della fauna di questa area protetta è essenziale per garantire la conservazione della biodiversità del territorio.

cerreta

Fauna

La fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è assai diversificata in virtù dell’ampia varietà di ambienti presenti sul territorio. Aree costiere e montane, fiumi impetuosi e ruscelli, rupi e foreste determinano altrettante comunità faunistiche dove spesso emerge la presenza di specie di alto valore naturalistico.

cicogna

Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane sono frequenti l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede d’elezione: la Coturnice (Alectoris graeca) e la Lepre Italica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante, in quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche ormai estinte in buona parte del territorio.

Canis lupus

L’aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Lanario (Falco biarmicus), il Corvo imperiale (Corvus corax) ed il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax).

Nonostante le recenti azioni di tutoraggio il lupo (Canis lupus), il mammifero autoctono più grande che vive nel Parco, sembra essere in leggera crescita, ma è ancora timido e diffidente.

Canis lupus

Tra i pascoli è facile osservare l’arvicola del Savi (Microtus savii), un piccolo roditore erbivoro predato dalla Volpe (Vulpes vulpes), dalla Martora (Martes martes).

Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la Luscengola (Chalcides chalcides), peculiare per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti.

Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio, le specie più tipiche sono il Picchio nero (Drycopus martius), il Picchio muratore (Sitta europaea) e il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), mentre di grande interesse è la presenza dell’Astore (Accipiter gentilis), uccello rapace la cui distribuzione è in declino.

Sugli alti alberi vivono anche mammiferi come il Ghiro (Myoxus glis) o Quercino (Eliomys quercinus), mentre altri piccoli roditori frequentano tane scavate tra le radici, come nel caso dell’Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), o tra le piccole radure che si aprono nella foresta, come il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il Topo dal collo giallo (Apodemus flavicolis).

Questi piccoli roditori sono tra le prede preferite del Gatto selvatico (Felis silvestris), la cui presenza rappresenta un’altra emergenza naturalistica di grande interesse.

Sulla corteccia degli alberi vive inoltre un raro insetto: il coleottero Rosalia alpina, specie di importanza europea.

Canis lupus

La fauna dei corsi d’acqua è molto ricca e spicca la presenza della popolazione di lontre (Lutra lutra), la più abbondante in Italia. Nelle zone vicino alle sorgenti, dove l’acqua è più fredda e costante e i boschi ripariali sono fitti, si possono trovare la rara Salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), un endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra (Salamandra salamandra).

Nei tratti di fiume con acque limpide e ricche di ossigeno si possono trovare la Trota (Salmo macrostigma) e il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), mentre lungo le sponde è frequente la presenza di piccoli trampolieri limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius). Nelle piccole pozze si possono trovare la Rana italica, la Rana dalmatina, l’Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypu) e il Rospo (Bufo bufo). Tra le gole rocciose, il raro Biancone (Circaetus gallicus), un rapace di grandi dimensioni, si nutre prevalentemente dei rettili presenti nel Parco. Tra questi ultimi ci sono la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Ramarro (Lacerta viridis), il Cervone (Elaphe quatuorlineata), il Biacco (Coluber viridiflavus), la Vipera (Vipera aspis) e la Natrice (Natrix natrix).

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Ultimo aggiornamento

14 Ottobre 2023, 19:27